lunedì 5 ottobre 2009

Le grandi sfide per il management del XXI secolo

Commentate, dopo aver letto l'articolo, una delle 25 sfide prospettate da Hamel sul futuro del management nel XXI secolo.

9 commenti:

  1. Credo che un fondamentale punto per una svolta del management, sia la rivalutazione del ruolo del lavoratore all'interno dell'azienda, sotto vari punti di vista:
    1.prettamente lavorativo: incentivare il lavoro favorendo le specializzazioni ma evitando le routine
    2.informativo: il lavoratore va messo a conoscenze delle situazioni aziendali e con esso vanno valutate la stragrande maggioranza delle decisioni
    3.gerarchico: ovviamente una forma di gerarchia è fondamentale per il buon funzionamento dell'azienda, ma adottare una forma di gerarchia che faciliti la comunicazione (di idee, proposte o quant'altro) a più livelli, anche e sopratutto superiori, non può che essere fonte innovativa e strategica di informazioni da parte di chi il mondo dell'azienda lo vive a tuttotondo;

    RispondiElimina
  2. io credo che i miglior obiettivo che il management del futuro debba porsi sia quello di sfruttare al
    massimo il coinvolgimento tra lavoratori subordinati e alti dirigenti, con lo scopo che questa sinergia si rifletta anche con l’ambiente esterno (mercato del lavoro, sindacati, consumatori, fornitori, etc.). Tutto ciò seguendo, ad esempio, qualche idea che, “la brigata dei ribelli”, così soprannominata nell’articolo, ci da: 1)debellare le patologie della gerarchia formale; 2) Reinventare gli strumenti di controllo; 3) Combattere la paura e aumentare la fiducia; 4) Condividere il lavoro di stabilire la direzione; 5) Dare potere ai ribelli e disarmare i reazionari; 6) Espandere la portata dell’autonomia del dipendente; /) Creare mercati interni per le idee, il talento e le risorse; 8) Favorire le comunità di interessi.
    FRANCESCO

    RispondiElimina
  3. Dopo aver letto l'articolo pendo che una delle sfide più allettanti per i manager è FARE IN MODO CHE IL LAVORO DEL MANAGEMENT SERVA UN FINE PIù ELEVATO. Si parla tanto di imprese ad interesse pubblico che indirizzano la loro produzione principalmente al benessere della società, ma in realtà sono veramente molto poche le imprese che perseguono fini nobili e di interesse socialmente rilevante. Infatti, i manager pur di far rimanere alto il profitto degli azionisti che investono nella società, in un momento di crisi economica come quello in cui ci troviamo, preferiscono agire su altre variabili come la qualità dei prodotti e dei servizi offerti nel mercato, danneggiando in tal modo il consumatore finale. Dei buoni manager dovrebbero arrivare ai consumatori utilizzando le conoscenze apportate dai dipendenti stessi che rappresentano la figura del consumatore per eccellenza ovviamente utilizzando il canale della comunicazione ma anche facendoli partecipare più attivamente alla vita della società offrendogli magari delle quote di partecipazione e convocandoli più spesso alle riunioni del CDA alle quali potrebbero partecipare per mezzo di un rappresentante.

    RispondiElimina
  4. Dopo aver letto l'articolo ho pensato che una delle sfide più allettanti per i manager è FARE IN MODO CHE IL LAVORO DEL MANAGEMENT SERVA UN FINE PIù ELEVATO. Infatti, si parla tanto di inmprese ad interesse pubblico che indirizzano la loro attività al benessere sociale, ma in realtà le imprese che perseguono fini nobili e di interesse socialmente rilevante sono molto poche. I manager pur di mantenere elevati i profitti degli azionisti che investono nella società, anche in momenti di crisi economica come quello in cui ci troviamo, preferiscono ridurre altre variabili come la qualità dei prodotti e dei servizi immessi nel mercato danneggiando il consumatore finale. Per evitare questo i manager potrebbero cercare di comunicare di più con i dipendenti, che potrebbero essere considerati come portavoce degli stessi consumatori, e di coinvolgerli nella vita della società anche attraverso la concessione di quote di partecipazione che renderebbero il loro lavoro più allettante ed efficiente in quanto questi sarebbero più invogliati ed interessati ad ottenere risultati reddituali migliori.
    Sheila

    RispondiElimina
  5. io credo che il miglior obiettivo che il management del futuro debba porsi sia quello di sfruttare al
    massimo il coinvolgimento tra lavoratori subordinati e alti dirigenti, con lo scopo che questa sinergia si rifletta anche con l’ambiente esterno (mercato del lavoro, sindacati, consumatori, fornitori, etc.). Tutto ciò seguendo, ad esempio, qualche idea che, “la brigata dei ribelli”, così soprannominata nell’articolo, ci da: 1)debellare le patologie della gerarchia formale; 2) Reinventare gli strumenti di controllo; 3) Combattere la paura e aumentare la fiducia; 4) Condividere il lavoro di stabilire la direzione; 5) Dare potere ai ribelli e disarmare i reazionari; 6) Espandere la portata dell’autonomia del dipendente; /) Creare mercati interni per le idee, il talento e le risorse; 8) Favorire le comunità di interessi.
    FRANCESCO

    RispondiElimina
  6. io credo che il miglior obiettivo che il management del futuro debba porsi sia quello di sfruttare al
    massimo il coinvolgimento tra lavoratori subordinati e alti dirigenti, con lo scopo che questa sinergia si rifletta anche con l’ambiente esterno (mercato del lavoro, sindacati, consumatori, fornitori, etc.). Tutto ciò seguendo, ad esempio, qualche idea che, “la brigata dei ribelli”, così soprannominata nell’articolo, ci da: 1)debellare le patologie della gerarchia formale; 2) Reinventare gli strumenti di controllo; 3) Combattere la paura e aumentare la fiducia; 4) Condividere il lavoro di stabilire la direzione; 5) Dare potere ai ribelli e disarmare i reazionari; 6) Espandere la portata dell’autonomia del dipendente; /) Creare mercati interni per le idee, il talento e le risorse; 8) Favorire le comunità di interessi.
    FRANCESCO

    RispondiElimina
  7. Ho deciso di commentare il punto 17: "Espandere la portata dell'autonomia del dipendente".

    Infatti credo sia importante dare libertà di agire ai dipendenti.

    Perchè come primo effetto si velocizzeranno i tempi. Con conseguenti riduzioni di costo.

    Come secondo effetto il dipendente non sarà sottoposto alla burocrazia interna, ciò può essere gratificante e tradursi in maggiore produttività.

    Tuttavia, non bisogna eccedere.
    Altrimenti risulta notevolmente più difficile eseguire le attività di controllo.
    Massi

    RispondiElimina
  8. Il mio commento si riferisce alla ridefinizione della figura del leader.
    Il leader non può essere un monarca ma una personalità che emerge naturalmente, la cui autorità non deriva dalla posizione occupata lungo la gerarchia,ma dal proprio carisma e dalla capacità di "orchestrare e integrare", come ci ha spiegato il Dott. Filingeri.
    L'attività del capo non può prescindere dalla collaborazione dei suoi uomini: egli deve ascoltare le idee e i suggerimenti provenienti dal basso perchè sono proprio i livelli alla base a possedere gli strumenti per capire il mercato avendo con esso relazioni dirette. E' solo sfruttando tale conoscenza che possono prendersi le decisioni migliori.
    Il leader deve saper creare armonia tra le diversità del suo team in modo tale che i vari "io" diventino un unico "noi" portatore di una cultura comune d'impresa!
    c.scapellato

    RispondiElimina
  9. Caio tutti,
    sono Giulia Grasso matricola 634002797 (EGIT)
    Mi accingo anch’io a fare un commento su quanto affrontato durante le lezioni. A mio parere, è un po’ presto per fare un commento obbiettivo su tutto quello che abbiamo fatto a lezione, mancandomi molta della teoria che ha portato a tali risultati (mi riferisco in particolare alle 25 sfide).Posso fare, però, un commento basato solo sulle mie sensazioni. Le 25 sfide, sono dei buoni propositi che credo sia difficile attuare, in quanto si presentano come cambiamenti radicali, per certi versi anche fantascientifici. Purtroppo però, date le mie poche conoscenze delle basi di questa materia, non so ancora spiegare quali siano le implicazioni e le difficoltà che le organizzazioni aziendali , incontreranno nell’applicazione dei suggerimenti derivanti dalle sfide né sono in grado di affrontare in maniera critica un analisi delle stesse con pro e contro. Posso ipotizzare che sebbene molti principi siano nobili, non bisogna cadere nel tranello di applicarli in maniera radicale. Credo che si debba trovare un punto di incontro tra il passato (ovvero le vecchie logiche che devono essere abbattute) e le nuove sfide, in quanto alcune delle vecchie logiche sono quelle che in realtà hanno sostenuto l’economia fino ad oggi e non credo che debbano essere accantonate del tutto. Bisogna partire dal passato e reinventare il futuro secondo quanto suggerito dalle sfide ma con criterio. Secondo la mia opinione, la sfida più importante in cui bisogna riuscire è l’umanizzazione delle organizzazioni, che risulta essere lo sfondo comune di buona parte delle sfide. Se si è in grado di guardare all’impresa in chiave umana, con una buona dose di empatia, riusciremmo a vincere buana parte delle sfide.

    RispondiElimina